domenica 31 ottobre 2010

Ma è tutto vero?


Scendo le scale che mi portano sulla banchina del treno. Tutto è pulito ed ordinato. Un addetto sta lucidando con uno straccio ed un detergente il corrimano della scala. Osservo un tabellone elettronico: tra due minuti passerà il mio treno e quello successivo passerà dopo altri cinque minuti. Sulla banchina ci sono misteriose linee rosse tracciate a terra e tutti attendono in fila indiana in corrispondenza di queste linee. Arriva il treno sul lato opposto. Si ferma con le porte esattamente in corrispondenza delle linee tracciate sulla banchina (ecco a cosa servivano!). Le persone aspettano l’uscita di chi deve scendere poi, ordinatamente e senza rompere la fila, salgono tutti.


Mi metto anche io in fila: se un sistema funziona, si fa presto ad adeguarsi. Il tabellone elettronico si aggiorna: manca solo un minuto all’arrivo del mio treno.


Poco più in là ad una ragazza cade il cono gelato. Tira fuori un fazzoletto di carta dalla borsa e pulisce il marciapiede. Il fazzoletto però non le è sufficiente. Si toglie il foulard e lo utilizza per completare la pulizia, poi lo mette in borsa! La banchina è tornata pulita come era prima. Il treno arriva. La porta si apre proprio davanti a me. Alcune persone scendono, poi i due ragazzi che avevo davanti salgono ed io dietro di loro (sembra banale?). I monitor presenti sul vagone mi informano che devo mettere lo squillo del cellulare in modalità silenziosa per evitare che la suoneria possa disturbare i vicini.


Mi dò un pizzicotto sulla guancia. Sento dolore, vuol dire che non sto sognando. Sono a Tokyo, una città incredibile. E’ l’anno 2010.

venerdì 22 ottobre 2010

Benvenuto

Caro viaggiatore,

casomai non l'avessi riconosciuta, quella che vedi sullo sfondo è la stazione di New York. La "Grand Central". Da essa partono decine e decine di binari verso tutte le destinazioni, sia locali che regionali che nazionali. Ma non è solo un network di ferro e traversine: è un luogo vivo, popolato di persone e cose e idee e commercio e arte. Insomma attività umane.
Anche in Italia ci sono stazioni così. Termini è uno di questi esempi. Altre stazioni si richiameranno in futuro a questo modello.

Ma ce ne sono tante altre che non sono così. Stazioni di treni locali, di metropolitane.

A quelle prestiamo la nostra attenzione e il nostro "amplificatore".
A tutte le persone che vi transitano notando con rammarico la scala mobile che non funziona mai, il bar squallido (quando c'è), la biglietteria mal funzionante, la folla sterminata e il treno in ritardo, le sedie divelte, i muri sporchi, l'illuminazione insufficiente, i soffitti permeabili alla pioggia, i secchi stracolmi, l'assenza di posti per le biciclette, le disfunzioni delle macchine per i biglietti, le barriere per i disabili.
Perché non della sola presenza dei carabinieri e dell'esercito si nutre il benessere dei cittadini. Una volta resa la stazione un posto praticabile (cioé sicuro), occorre renderlo anche pulito, efficiente e se possibile anche piacevole. Sembra rivoluzionario?

Si dirà: non ci sono soldi. Ma ci sono cose che non costano nulla, che vanno fatte da chi già percepisce uno stipendio per farle. E poi quella dei soldi che non ci sono è un'argomentazione che i cittadini non possono accettare: non continuiamo forse a pagare tasse altissime? Condizioni di viaggio adeguate sono un diritto e come tale va fatto valere dal viaggiatore.

So che sto parlando di cose che pensano in molti. Parliamone, allora, senza rassegnazione ma con idee, proposte, racconti e anche un po' di ironia perché no. Per fare della propria stazione una "piccola Grand Station" bisogna volerlo in tanti. La democrazia è fatta di numeri e i cittadini, quando si mettono insieme e quando sono in tanti, spesso possono far valere i propri punti di vista.

Buon viaggio.